domenica 14 ottobre 2012 § 0

Biascica arcuato
mattini piagati al sapore di assenzio
il vecchio bugiardo
e scortica l'ansiosa
vergogna di un ramo scalfito
sputando fragori e rimpianti 
se scivola incauto su 
meschini chiarori d'alloro
cuciti, annebbiati, ridenti vaneggi

e aspetta, corrotto
la sua venere morta

ma scorre, seguendo
eclissi d'incanto,
lo sguardo bambino
accucciato
su morbide dune macchiate
da gracili assenzi, non nuoce
il silenzio di un fermo grigiore

incolume
scopre incroci in divenire

Rompe il gesto
un uomo fatto
sdrucito, assolto
audace fantoccio
e ristagna
arioso il suo ansimare.



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